Bula Fiji! Un sogno diventato realtà! Ero così emozionata quando sono atterrata... Non è possibile, io qui?
All'aeroporto un gruppo di musicisti a salutare i passeggeri... Poi le solite pratiche doganali (questa volta ho dichiarato perfino che avevo un po' di cioccolata, per non creare equivoci). Però non è previsto che uno non sappia dove va ad abitare e quindi mi hanno portato in un ufficcietto facendomi un terzo grado: dove vai? ccome si chiama il tuo amico? Alla fine solo dopo aver chiamato la sala attesa degli arrivi e parlato con la Mamy che era venuta a prendermi (l’ho saputo dopo!), mi hanno liberata.Fuori ciclone tropicale e nessuno con un cartello in mano per me: attimo di terrore! E ora cosa faccio? Si sono dimenticati che arrivavo?
Rientro e vedo dietro una colonna due signore con il foglietto con scritto Paola... Wow... Mi hanno abbracciato, messa una collana di fiori intorno al collo (sevusevu) e tutte contente mi hanno portato a casa!
Che posto incredibile! La casa è tutta in legno locale, decorata ovunque da pitture murali, conchiglie, collane... Molto accogliente! Lì ad aspettarmi ho trovato tutta una famiglia di fijiani (la mia nuova famiglia) a farmi festa! Paolina è la capo-famiglia detta ovviamente Mamy.Dopo un po' il rito di benvenuto con il kava, una bevanda/intruglio tradizionale ricavata da una radice! L'hanno preparata in una ciotolona, mescolando acqua ed estratto della radice. Filtrato tutto con una maglietta (secondo me se l'erano appena tolta) e poi l'hanno versata nei gusci di cocco, tutto con gesti e frasi propiziatorie! Eravamo nel gazebo in giardino (sempre sotto la pioggia), seduti in cerchio con musica fijiana in sottofondo! Ovviamente l'ho bevuto: alla prima impressione il gusto è fangoso, poi ti accorgi che ti comincia a formicolare la lingua... Dovrebbe rilassare e anche far dormire!!! Mi pare non mi abbia fatto gran che: domani sera ne bevo un po' di più!
Per cena Lucy mi ha preparato un pesce buonissimo condito con latte di cocco (lolo), e la tapioca (kassava) che loro usano al posto del pane!
Ha piovuto tutta la notte ininterrottamente, e già mi vedevo alluvionata alle Fiji sui giornali, sopra il tetto della casa ad aspettare i soccorsi… Invece al mio risveglio era già meglio. Ho fatto conoscenza con i simpatici vicini (di Castelfranco Veneto), mi sono fatta una lavatrice da loro e poi mi hanno invitato anche a pranzo.Ad aspettarmi a casa un po’ di donne della famiglia dei custodi che sono venute a farmi visita, tutte sedute a terra, dopo un po’ mi hanno anche fatto un massaggio…qui l’ozio è lo sport locale. Un po’ impegnativo ma penso di riuscire ad abituarmi. Devono aver deciso che non è bello lasciarmi sola e ho una serie di programmi con loro per i prossimi giorni: OMG!
Prima di tutto siamo andati al Villaggio di Natalau, dove i miei compaesani (Adriano il proprietario della casa che mi ospita e Ivana e Angelo) hanno costruito un asilo. Mi aspettavano tutti i bambini; secondo me convocati “spontaneamente” per il mio arrivo poiché mi avevano raccontato che con la pioggia se ne presentavano di solito 3-4… La bandiera italiana era issata e un” welcome Paola” mi aspettava all’ingresso: commovente! Mi hanno messo al collo una collana di fiori di frangipane, cantato le canzoni e preparato un rinfresco. Fatte tutte le foto di rito: non mi hanno dato in braccio una bambina che continuava a grattarsi la testa? Mentre mi fotografavano pensavo: ecco, non ho mai preso i pidocchi in 55 anni e li prendo ora alle Fiji… Una visita alla città di Nati alla ricerca di qualche souvenir caratteristico e un wifi (introvabile, in questo paese!!!) mi ha fatto scoprire che le Fiji erano la patria dei cannibali e il souvenir più richiesto é la forchetta del cannibale: ne ho comprate 3!!! Bellissime, in legno intarsiato e decorate con paglia intrecciata.
In effetti, le Fiji hanno una storia piuttosto avvincente: qui hanno perfino approdato gli ammutinati del Bounty, E’ stata sempre una terra di conquista, per la posizione (sulla rotta dell’Australia) e perché ricca soprattutto di canna da zucchero. Per coltivarla nel 1870 furono portati dai Britannici molti indiani, con contratti di 5 anni, ma che, perché nessuno pagò loro il ritorno in patria, costituiscono oggi quasi il 40% della popolazione. Pur dopo 130 anni che vivono qui, gli indo-fijiani hanno difficoltà di inserimento, malgrado passeggiando per il centro città ci siano più negozi di sari che di parei (sulu).Naturalmente non sono mai stata sola:camminavo per le strade seguita da una serie di fijiani della “famiglia”…immaginate la scena. Alla fine li ho portati tutti a mangiare da Mc Donald e li ho fatti felici!
Anche il secondo giorno ci siamo mossi in gruppo: che bello! tutti al mare a Natandola Beach, la più bella spiaggia di Viti Levu (l’isola principale delle Fiji)! Lì hanno costruito un lussuoso albergo con campo da golf, ma la spiaggia è libera e soprattutto non c’era nessuno.Ora però voglio descrivermi, visto che non c’è nessuno che può farmi una foto. Fiore di ibisco rosso tra i capelli, pareo, distesa su un’amaca di fronte al mio bure (costruzione tipica fijiana di legno e tetto in paglia), di fronte l’Oceano Pacifico con le onde che si infrangono sulla battigia… Sono arrivata questa mattina con il catamarano Yellow Boat che fa servizio tra le isole Yasawa Group. Sono stata calata in mare aperto su un barchino con la mia sacca (e chi conosce la mia agilità in mare, sa come ero agitata…) e portata qui al Botaira Resort, un villaggio di bure, sparso tra la vegetazione, affacciate sul mare blu e azzurro. Qui passerò i prossimi quattro giorno, fuori dal mondo!
Il tempo è scandito dal tamburo: suona per colazione, pranzo, thè pomeridiano e cena. Per il resto non senti nessun rumore se non il frangersi delle onde. Il primo snorkeling è stato un po’ avventuroso: guardinga sono entrata in mare e subito ho messo pinne e maschera… per fortuna perché qui il corallo, bellissimo, arriva fino a riva. Scampato il primo pericolo a un certo punto, mi sono sentita come un filo di alga vicino alla bocca, cerco di toglierlo, niente. Comincia a bruciarmi e riesco a strapparlo ma mi si aggroviglia sul braccio: dolore! Era una medusa filosa bluette, bellissima! Immediatamente ho cominciato a pinnare come una disperata fino a riva, e corsa nel capanno della reception mi hanno subito versato sopra dell’aceto. Risultato: faccia e braccio rossi e gonfi.Ho prolungato di un giorno: si sta troppo bene! Il “resort” è estremamente spartano ma ha il suo fascino. Faccio snorkeling, leggo, oggi mi sono avventurata fino al villaggio fijiano dall’altra parte dell’isola: passeggiata impegnativa, tra salita e discesa del picco dell’isola e passaggio di una pietraia nell’altra spiaggia, ne sono uscita solo con una storta al piede. In compenso la guida locale mi ha sostenuto tutto il tempo perché era scivolosissimo. Nell’isola vive una comunità di 300 persone, molti bambini, e hanno una bella scuoletta, una chiesa cattolica (con tanto di Bibbia scritta in fijiano) e molte baracche…Mi hanno raggiunto gli amici italiani e così ho un po’ di compagnia (fino ad ora eravamo in 5: io, una coppia di ragazzi australiano-svedese, e una coppia di signori giapponese-americano). Malgrado la mia capacità di tenere su la conversazione in tutte le lingue ho dovuto sviluppare l’argomento tempo in tutte le sue varianti (come dice Jane Austen quando una signora non sa cosa dire e meglio che parli del tempo…).
Gli ultimi giorni a Nadi sono stati tranquilli, dedicati a gironzolare per le varie zone della città a fare ulteriore shopping, e a lavorare un po’…
Caratteristica della popolazione fijiana è la curiosità. Qualsiasi incontro, dal bigliettaio del bus alla cameriera del ristorante, viene immediatamente seguito da un terzo grado. Da dove vieni? dove vai? In che albergo stai? …ah sei da degli amici, dov’è la casa? Quanto ti fermi? Sei sposata? Hai figli? Quanti anni hai (sic)? Soddisfatti delle tue risposte, solo se complete e con dovizie di particolari, spesso accade che raccontino i fatti tuoi in tua presenza a un amico in fijiano: ti segnano con il dito e capisci che sei tu l’oggetto della conversazione! In più hanno un’ottima memoria e a distanza di anni, quando torni, si ricordano di te…
Ultima sera cena d’addio con tutta la famiglia fijiana, con musica, canti, balli e promessa che ritornerò…Vinaka Fiji!
…spotted…Caratteristica della popolazione fijiana è la curiosità. Qualsiasi incontro, dal bigliettaio del bus alla cameriera del ristorante, viene immediatamente seguito da un terzo grado. Da dove vieni? dove vai? In che albergo stai? …ah sei da degli amici, dov’è la casa? Quanto ti fermi? Sei sposata? Hai figli? Quanti anni hai (sic)? Soddisfatti delle tue risposte, solo se complete e con dovizie di particolari, spesso accade che raccontino i fatti tuoi in tua presenza a un amico in fijiano: ti segnano con il dito e capisci che sei tu l’oggetto della conversazione! In più hanno un’ottima memoria e a distanza di anni, quando torni, si ricordano di te…
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