Partita dalle Fiji via Auckland sono arrivata a Pape’ete. E ho sperimentato il cambio data: ho dormito per due volte il 22, una a Nadi e una a Pape’ete…finchè non ti capita non ci rifletti! Ovviamente ho dovuto richiamare a Tahiti, perché avevo sbagliato la prenotazione.
Già quando sono salita sull’aereo della Air Tahiti Nui mi hanno dato il fiore tipico (tiarè) per i capelli, poi all’arrivo un altro. Altra sorpresa è stata poter passare il controllo passaporti da cittadino europeo senza problemi e senza visto d’ingresso. Poi band locale che suonava e naturalmente solito panico all’uscita: sarà arrivata Francesca a prendermi? …dopo un po’ l’ho trovata!!! E’ una bellissima ragazza delle Isole Marchesi, amica di amici, proprietaria dell’albergo Tahiti Nui (design hotel molto carino in centro alla città). Starò lì alcuni giorni finché non mi organizzo per andare nelle altre isole della Polinesia.Il primo giorno l’ho passato, come il solito, a cambiare i soldi nella nuova valuta e poi nelle varie agenzie per prenotare a Mo’orea, Bora Bora e in un’isola delle Tuamotu. Ho deciso di prendere il pass aereo che mi permette di visitare le Isole della Società e le Tuamotu, senza limiti di tratte… Dopo a piedi ho girato il centro città, lungo il porto. Non è nulla di particolare: solo un bel mercato caratteristico e un paio di parchi lussureggianti. Da uno a un certo punto vedo uscire ed entrare gruppi di uomini ciascuno con una pagaia in mano. Li seguo e arrivo in un’immensa rimessa di lunghe canoe a bilanciere (va’a) dove andavano ad allenarsi. Ho scoperto lo sport nazionale!!!
L’artigianato dell’isola comprende naturalmente i bellissimi e colorati parei e le incredibili perle nere che provengono delle aziende di coltivazione locale.Ho accompagnato Francesca alla lezione di ballo tahitiano: sotto una tettoia un gruppo di ragazze/signore dimenava il culetto a ritmo di musica locale, martellante a ritmo di tamburi. Divertentissimo. I miei piedi non riuscivano a stare fermi… Poi a cena siamo andate nel ristorante del marito cinese, dove lei lavora: si chiama ovviamente le Mandarin! Sotto c’è anche un night, dove ci siamo fermate un po’ e…suspance…mi hanno invitato a ballare!
Il giorno dopo, un po’ frastornata, sono stata caricata letteralmente in macchina dall’energica amica Titaha e portata a fare il giro dell’isola con il suo pick up: il Musée de Tahiti et des Iles (che storia affascinante e quanti artisti sono passati da qui!), le varie spiagge, le grotte, le cascate…e il Museo Gauguin. Malgrado la bellissima location in riva al mare, purtroppo non è la casa dove ha vissuto (che non esiste più ed era a circa 4 km di distanza) e ci sono pochissime opere originali e tante riproduzioni.
L’isola di Tahiti Nui è molto montagnosa, con spiagge di sabbia finissima nera brillantinata e alcune sono frequentate da surfisti per le grandi onde. Non esistono costruzioni tipiche, però nei vari distretti ci sono molte chiese, colorate e graziose. I nomi sono comici: Puna’aiua, Pa’ea, Papara, Papeari, etc. Le vocali nella lingua tahitiana abbondano, e le sillabe sono semplici, infantili.Finito il tour verso sera (dura la vita della turista), Francesca è venuta a prendermi con i suoi bambini per andare a vedere lo spettacolo di danza e canti polinesiani all’Intercontinental il più bello delle isole!) e infine siamo andate a cena a Place Vaiete alle famose Roulottes: camioncini che vendono ogni tipo di cibo.
…spotted…
Malgrado queste isole siano sempre state considerate felici, dipinte da Gauguin e descritte da Melville, e la causa dell’ammutinamento del Bounty, ho saputo che hanno uno dei tassi più alti di suicidi del mondo. Quando ho chiesto perché mi hanno risposto: “Qui la gente si uccide per amore!”…
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