sabato 17 marzo 2012

Argentina - Ushuaia - 8a tappa

L’avventura continua. Partita in bus da Punta Arenas a Ushuaia: 12 ore attraversando lo stretto di Magellano a Punta Delgada, il confine a San Sebastian e costeggiando l’Oceano Atlantico.
Il primo tratto di strada è prevalentemente sterrato. L’isola della Tierra del Fuego appartiene metà al Cile e metà all’Argentina ed è in parte pianeggiante. Una volta superato il confine, la strada è asfaltata, cominciano a esserci le estancias con pascoli e campi coltivati e poi un po’ alla volta si entra nella parte montuosa (la strada corre tra dirupi pazzeschi!).
Verso sera il bus, costeggiando il Canale di Beagle, è finalmente arrivato nel porto di Ushuaia. Il paese è grazioso, con costruzioni basse in legno, pieno di negozi di articoli sportivi per le esplorazioni. Solo questo ricorda il passato leggendario fatto da esploratori, missionari, cercatori d’oro e avventurieri di questa regione!

Nel programma che mi ero fatta c’era la visita con trekking al Parco Nazionale. Avevo escluso: corsa con i cani da slitta, kayak tra i leoni marini, canopy tour… (è risaputa la mia poca simpatia per lo sport estremo, dove mi faccio poi sempre male!) Alla mattina purtroppo mi sono svegliata sotto un’incredibile nevicata e le Ande, alle spalle del paese, tutte imbiancate. Sono felicemente passata al piano B e sono andata a vedere i due musei.
Devo dire che mi sta accompagnando in quest’ultima parte del mio viaggio, un libro affascinante: ”Ultimo confine del mondo” di Lucas Bridges. Racconta della sua infanzia in questa terra con il padre missionario e la famiglia, di come è nata Ushuaia, e descrive molto bene la popolazione nativa (gli yaghan). Purtroppo un popolo, che come gli altri di questo territorio, si è prima decimato e poi è scomparso totalmente, una volta venuto in contatto con le malattie trasmesse dai colonizzatori. Il Museo Yamana ne descrive le usanze ed è bello riscontrarle nel libro che sto leggendo. Imperdibile è il documentario proiettato, fatto da Alberto De Agostini (sì, proprio di quella famiglia dei De Agostini…) negli anni ’30, con filmati originali della popolazione autoctona.
L’altro Museo è nella vecchia prigione di stato, attiva dal 1920 al 1947. Dalle foto si apprende che i prigionieri costruirono, oltre alla prigione, in pratica tutta la città, compresa la chiesa, e le infrastrutture della regione!!!

Il giorno dopo il tempo è girato in peggio: pioggia e vento gelido! Però nulla poteva fermarmi dall’andare nella famosa Estancia Harberton, dove visse Bridges. Gli 80 km per arrivarci in pulmino, su strada sterrata e di montagna, sono stati un supplizio (gente che stava male…). Poi, entrata nella Estancia, prima ho visitato un piccolo museo sulla fauna che vive in quelle acque, e poi mi sono imbarcata in un gommone che portava in un’isola nel Canale di Beagle, piena di pinguini, di 3 differenti razze: il magellanico, il reale e il papua! Bellissimi! Nel loro habitat naturale, con i nidi scavati nel terreno…
Un freddo da morire…e questa è la loro estate! Pensavo agli Yaghan (non più di 100 anni fa) che navigavano e pescavano in queste acque con le loro piroghe di corteccia, vestiti solo di un perizomino peloso. Infatti, preferivano cospargersi il corpo di grasso di balena piuttosto che coprirsi con indumenti che presto si sarebbero inzuppati!
Dopo questa esperienza forte, per scaldarmi, sono andata a cena al Bodegon Fueguino: un locale tipico con le panche coperte da pelli di pecora. Purtroppo, e non l’ho notato solo lì, la simpatia non è della Patagonia, sia Cilena sia Argentina. Forse il clima non aiuta, ma non c’è pericolo di ricevere un sorriso o scambiare una parola con i locali: in fondo mi vedono sola, a cena, sorridente…e chiedimi almeno da dove vengo. Come rimpiango i calorosi Fijiani e Polinesiani e il loro chiacchierare!

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